Incendi, siccità, ondate di calore: come possiamo reagire?

E’ quasi un anno che non scrivo su questo blog, presa da altri impegni lavorativi e familiari. In questi giorni però la mia regione, il Friuli Venezia Giulia, è in fiamme, dopo mesi di sofferenza per la siccità e dopo giorni di allerta per l’ondata di calore. Il Friuli Venezia Giulia non è, purtroppo, l’unica regione ad essere colpita da gravi incendi, ma per noi è la prima volta che accade su così larga scala e le conseguenze che già ora si intravedono sono molto preoccupanti.

E’ difficile pensare e scrivere lucidamente quando sono i propri luoghi del cuore a essere colpiti, ma non possiamo permetterci di perderci d’animo e pensare che ormai tutto sia perduto.

Ci sono infatti molte cose che noi, persone comuni, possiamo fare per limitare il ripetersi di queste conseguenze così terribili del cambiamento climatico e ogni contributo conta, così come ogni tonnellata in più o in meno di gas serra nell’atmosfera può peggiorare o migliorare la situazione.

Vorrei dunque proporvi qualche riflessione dal punto di vista di un’economista dell’energia, lasciando a persone più competenti di me la discussione per gli altri ambiti, come prevenzione degli incendi, adattamento dei sistemi agricoli, etc.

1. La consapevolezza: ondate di calore, siccità e incendi sono causati dal cambiamento climatico, che a sua volta è causato dall’uomo

Pare incredibile, ma ancora oggi ci sono persone che non credono che il cambiamento climatico esista, oppure negano che sia causato dall’attività dell’uomo. Non è così: il legame tra eventi meteo estremi, cambiamento climatico e attività umana è inequivocabile, come ha scritto a chiare lettere l’IPCC, il gruppo di esperti di cambiamento climatico all’interno dell’ONU (ne abbiamo parlato qui).

E’ importante prendere coscienza di questo. Infatti, dal momento che sappiamo che la causa del cambiamento climatico è l’aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera, sappiamo anche come evitare di peggiorare la situazione: dobbiamo azzerare il prima possibile le nostre emissioni di gas serra a livello globale. Quali attività umane causano il grosso delle emissioni? Tutte le attività che richiedono di bruciare combustibili fossili (trasporti, produzione di elettricità, acciaio, cemento, carta, vetro, ceramica, …) più, in misura minore, l’allevamento. Ne abbiamo parlato più nel dettaglio qui.

2. L’obiettivo fondamentale da tener presente quando andiamo a votare: dobbiamo azzerare le emissioni di gas serra

A livello locale, nazionale ed europeo i vari partiti politici hanno programmi più o meno realisti per affrontare una lunga serie di problemi: criticità della congiuntura economica, disoccupazione, povertà, problemi del sistema educativo, problemi delle famiglie, parità di genere, gestione dell’immigrazione e così via. Oggi sappiamo, però, che il riscaldamento globale rende più difficile conseguire tutti questi obiettivi, perchè letteralmente ci brucia la terra sotto i piedi, riducendo le risorse a disposizione per fare qualunque cosa (ne abbiamo parlato qui).

Per questo motivo, quando confrontiamo i programmi e i progetti dei candidati alle elezioni dobbiamo chiederci soprattutto in che misura questi possono credibilmente ridurre le emissioni di gas serra. Abbiamo il diritto e il dovere di essere ambiziosi in questa richiesta, perchè ne va del nostro futuro!

Attenzione però: cose come “sbanchiamo una collina per costruire un parcheggio per ridurre il traffico in centro”, “costruiamo una nuova strada per ridurre il traffico dal punto A al punto B”, “trasformiamo la centrale a carbone in una centrale a gas naturale”, “facciamo una centrale nucleare che sarà pronta, se va bene, tra 20 anni e nel frattempo continuiamo come adesso” e via dicendo non hanno proprio niente a che fare con la riduzione delle emissioni. Abbiamo bisogno invece di trasporto pubblico, mobilità dolce, efficienza energetica, supporto all’investimento di cittadini e imprese nelle fonti rinnovabili, sostegno alla ricerca scientifica e all’innovazione, sostegno alle imprese che realizzano investimenti neutrali dal punto di vista climatico. Alcuni di questi obiettivi sono alla portata soprattutto delle istituzioni nazionali ed europee, ma altri riguardano molto più da vicino le amministrazioni comunali e regionali: ciascuno deve fare la propria parte!

Aggiungo anche un altro punto: a volte si legge che l’ecologia rischia di frenare la crescita economica. Oggi sappiamo che non è così, anzi, l’impatto negativo del cambiamento climatico sull’economia è stato per lungo tempo sottostimato dagli economisti (ne parla, tra gli altri, questo libro). Oltre ai danni diretti sull’attività delle imprese (se ne parla, tra l’altro, qui), il riscaldamento globale causa anche pesanti conseguenze economiche a carico delle amministrazioni pubbliche, costrette a intervenire in caso di frane, alluvioni, incendi e via dicendo. Le politiche di riduzione delle emissioni possono invece generare ricadute positive in termini di competitività, perchè imprese e regioni diventano più innovative e resilienti, anche rispetto a shock economici come i recenti aumenti del costo dell’energia.

3. L’altro obiettivo fondamentale da tener presente al momento del voto: dobbiamo prepararci al cambiamento ormai inevitabile

Il riscaldamento globale è già in atto: oggi vediamo le conseguenze di un riscaldamento di +1.1°C rispetto all’epoca pre-industriale, ma sappiamo purtroppo che da qui al 2050 la temperatura media globale è destinata a salire, qualunque cosa noi facciamo, fino a circa +1.5°C. Ondate di calore, siccità, incendi, alluvioni, frane e disastri vari legati al clima continueranno nei prossimi decenni e si assesteranno, se tutto va bene, verso la fine del secolo su un livello un po’ peggiore di quello attuale (ne abbiamo parlato qui).

E’ fondamentale che i politici siano valutati anche sulla loro capacità di preparare città e territori a questo tipo di futuro, evitando di creare isole di calore come spianate di cemento e asfalto, mettendo in sicurezza le aree più a rischio di dissesto idrogeologico, creando meccanismi di assicurazione che proteggano cittadini e imprese incentivandoli però ad adottare comportamenti prudenti, adattando l’uso delle risorse come acqua e suolo al nuovo scenario, e così via.

4. Le nostre azioni nel quotidiano: evitare di usare l’auto o l’aereo, usare energie rinnovabili, mangiare meno carne

Si parla molto di cosa possiamo fare, individualmente, per ridurre le emissioni di gas serra. Naturalmente l’impatto esatto di ciascuna azione dipende dal contesto e in alcuni casi può essere valutato precisamente con dei calcolatori appositi (ad esempio MyClimate). Esistono però degli studi che danno delle indicazioni generali su cui possiamo ragionevolmente fare affidamento: tra questi ho trovato molto interessante questo articolo, che raccoglie l’evidenza di 39 diversi studi. Qui sotto trovate un disegnino riassuntivo che riporta le azioni in ordine di importanza.

Fonte: https://www.lunduniversity.lu.se/article/four-lifestyle-choices-most-reduce-your-carbon-footprint

Al primo posto troviamo… fare un figlio in meno, una scelta che, devo dire, probabilmente non è guidata soltanto dalle preoccupazioni per il cambiamento climatico! 🙂 Al di là delle battute, l’impatto di questa prima scelta tiene conto di tutte le emissioni che una nuova persona potrà ragionevolmente causare nel corso della sua vita: prendiamola come un invito a creare già ora le condizioni perchè il/la nascituro/a possa invece vivere in armonia con il pianeta.

Guardando alle scelte che possiamo adottare nel quotidiano troviamo, a una certa distanza, vivere senza auto, evitare i voli intercontinentali, usare energia rinnovabile, decidere di rinunciare all’auto elettrica se la si possiede, seguire un’alimentazione vegetariana. Anche azioni più semplici come sostituire un’auto a benzina o diesel con un’auto ibrida, lavare i vestiti in acqua fredda, riciclare i rifiuti, lasciar asciugare i vestiti all’aria anzichè nell’asciugatrice e usare lampadine efficienti hanno un peso piccolo, ma positivo.

Anche chi non si sente pronto a diventare vegetariano può fare molto, scegliendo per esempio di ridurre il consumo di carne e privilegiando il pollame o la carne di maiale rispetto alla carne bovina. La FAO, l’organismo ONU che si occupa di alimentazione e agricoltura, stima infatti che la produzione di pollame e carne di maiale causa circa un terzo delle emissioni rispetto a un’analoga quantità di carne bovina.

Possiamo fare molto, ma insieme possiamo farlo meglio

Il messaggio che mi pare particolarmente urgente in questo momento è che non dobbiamo sentirci schiacciati e impotenti davanti ai danni più devastanti del cambiamento climatico. Ciascuno di noi può fare molto e ogni contributo è importante.

D’altra parte, non possiamo pensare di chiedere ai singoli una vita di sacrifici e martirio: le istituzioni locali, nazionali e sovranazionali devono fare la loro parte. Questo significa che dobbiamo chiedere ai politici di essere seri e rigorosi nel ridurre le emissioni secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi (ne abbiamo parlato qui) e limitare così l’aumento della temperatura media globale a +1.5°C rispetto all’epoca pre-industriale. E dobbiamo chiedere loro di mettere in atto un serio programma di adattamento del territorio al clima dei prossimi anni e decenni, che purtroppo sarà in ogni caso diverso da quello attuale. Qualunque promessa elettorale nel medio e lungo periodo sarebbe vanificata dalle conseguenze drammatiche di un clima fuori controllo.

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