COP24: verso un’azione concreta per la lotta al cambiamento climatico?

Proprio ieri si è aperta a Katowice, in Polonia, la conferenza COP24, cioè l’incontro annuale dei rappresentanti degli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione Quadro dell’ONU sul Cambiamento Climatico (UNFCCC).

COP24 dovrebbe essere un buon momento per riflettere a livello politico sulle azioni immediate e sui piani di lungo periodo indispensabili per limitare il cambiamento climatico: proprio quell’azione politica che, come diceva il meteorologo Luca Mercalli due settimane fa, è assolutamente necessaria e urgente.

Spesso questo tipo di eventi scatena nel dibattito pubblico una serie di riflessioni che spaziano dal più nero catastrofismo (“non ce la faremo mai!!!”) al più brutale cinismo (“e allora la Cina?!?”), passando per negazionismo (“l’anno scorso ha fatto freddo, non è vero che il pianeta si scalda!”), menefreghismo totale (“chissenefrega, metti sul Grande Fratello!”) e varie altre reazioni più o meno colorite. E’ raro, purtroppo, che si assista a qualche discussione basata sui dati, su quanto abbiamo fatto e quanto resta da fare in Italia e negli altri paesi.

In questo post vorrei proporre un paio di spunti per cominciare a inquadrare in maniera oggettiva il tema di cui parleranno, spero, giornali, telegiornali e social network nelle prossime due settimane.

Che cosa si aspetta chi ha a cuore la salute del pianeta dalla conferenza COP24?

L’obiettivo dichiarato della conferenza è che gli Stati sottoscrivano una decisione di implementazione pratica dell’Accordo di Parigi [1], approvato nella capitale francese nel dicembre 2015 in una precedente edizione della conferenza COP.

Con l’Accordo di Parigi, una sorta di erede del Protocollo di Kyoto, 184 paesi si sono impegnati ad agire per mantenere l’aumento della temperatura media del pianeta ben al di sotto di +2° centigradi rispetto all’epoca pre-industriale, e possibilmente entro +1.5° centigradi (qui abbiamo parlato di perché è importante tenersi ben lontani dalla soglia critica dei +2°). Da COP24 si attendono quindi piani di azione ambiziosi, concreti, coordinati e coerenti con l’impegno preso: bisogna cominciare a ridurre le emissioni!

Un obiettivo difficile: ridurre le emissioni vuol dire invertire un trend mondiale

Nonostante da più di vent’anni si cerchi di raggiungere un accordo politico vincolante a livello mondiale per ridurre le emissioni di gas serra, questo obiettivo continua a sfuggirci di mano. Le cause del mancato accordo sono varie: ne discuteremo prossimamente. Ora vorrei però fare il punto della situazione su dove siamo e dove andiamo, a livello mondiale, sul fronte delle emissioni di gas serra.

Ebbene: a livello globale non solo abbiamo emesso e continuiamo ad emettere gas serra bruciando combustibili fossili, ma soprattutto continuiamo ad emettere ogni anno di più, in barba a tutti gli allarmi lanciati dagli esperti.

Vi riporto qualche dato. La figura sotto, realizzata con i dati della Banca Mondiale [2], mostra le emissioni di gas serra nell’atmosfera per ogni anno dal 1970 al 2012: in poco più di 40 anni le emissioni a livello mondiale sono quasi raddoppiate, da 27.7 a 53.5 miliardi di tonnellate. Ogni anno, quindi, una quantità sempre maggiore di gas serra si aggiunge ai gas serra emessi negli anni precedenti, e la concentrazione di gas serra nell’atmosfera aumenta sempre di più. E’ questo cumularsi di emissioni in continua crescita che ci ha portati da poco meno di 300 parti per milione di gas serra nell’atmosfera nell’anno 0 a più di 400 nel 2015, come dicevamo qualche giorno fa.

Emissioni 1970-2012

E’ vero: nell’Unione Europea e, negli ultimi pochi anni, anche negli Stati Uniti si è osservata una diminuzione delle emissioni di gas serra, ma questa è stata più che compensata dall’aumento osservato in paesi più poveri, tra cui soprattutto la Cina.

Chi sono i più grandi emettitori? L’azione dell’Italia o dell’UE conta davvero?

La figura sopra ci porta a una domanda piuttosto inevitabile: chi sono i più grandi emettitori del mondo, i puzzoni le cui economie contribuiscono a farci finire tutti a mollo?

Se guardiamo alle emissioni complessive di ciascuno Stato o regione, nel 2012 troviamo in testa la Cina (ben 23% del totale), seguita da Stati Uniti (12%) e Unione Europea (9%). Segue a breve distanza l’India con un relativamente basso 6%, nonostante la sua popolazione di più di un miliardo di persone. Questo si vede abbastanza chiaramente nella figura sopra, guardando all’ultima porzione del grafico, relativa appunto al 2012.

Il dato sulle emissioni totali rischia però di diventare una facile giustificazione per chi non ha voglia di darsi da fare: “A cosa serve impegnarsi tanto, se poi i Cinesi continuano per la loro strada?!?”

Un confronto onesto: emissioni per paese ed emissioni per persona

Certo, l’impegno della Cina è e sarà fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, ma per ragionare in maniera onesta è necessario prendere in considerazione le emissioni per persona, non solo quelle totali.

La figura sotto, realizzata sempre con i dati della Banca Mondiale, riporta le emissioni medie per abitante nel 1970 e nel 2012 per le regioni che abbiamo citato prima e per l’Italia.

Emissioni pro capite

Si vede subito che il quadro cambia un bel po’: la Cina non è certo il paese con le maggiori emissioni per abitante, per non parlare dell’India! Nonostante il Cinese medio abbia emesso nel 2012 quasi quattro volte più di quanto emetteva un suo omologo nel 1970, le sue emissioni sono comunque meno della metà di quelle dello Statunitense medio, e sono grossomodo in linea con quelle di una persona residente nell’Unione Europea o in Italia.

Un altro punto da considerare è che nel dato relativo alla Cina rientrano anche tutte le emissioni derivanti dalla produzione di beni esportati e utilizzati in Europa, negli Stati Uniti e negli altri paesi ricchi: se tenessimo in considerazione le emissioni associate ai prodotti che importiamo (dalla Cina e da altri paesi) la situazione sarebbe probabilmente abbastanza diversa.

Le aspettative alla vigilia dell’apertura di COP24

Ridurre le emissioni di gas serra fino ad azzerarle – perché di questo si tratta, nel lungo periodo – è una sfida globale e di portata epocale. Saranno necessari accordi internazionali, investimenti molto rilevanti e un contributo fondamentale della ricerca scientifica. Non è una strada facile, ma l’alternativa è certamente peggiore.

Le premesse per la conferenza COP24 non sono le migliori. Di ritorno dal G20 il presidente americano Trump ha confermato la volontà di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi alla prima scadenza possibile, cioè dal 2020. Oltre ad essere un pessimo segnale da parte di un paese responsabile di poco meno di un quarto delle emissioni globali, questa dichiarazione potrebbe scoraggiare anche altri paesi dall’intraprendere azioni concrete. D’altra parte, ieri a Bruxelles ben 65’000 persone si sono riunite nella manifestazione “Claim the Climate” e hanno chiesto a gran voce un’azione tempestiva di lotta al cambiamento climatico. Claim the Climate è probabilmente la più grande manifestazione tenutasi fino ad ora per sensibilizzare i leader mondiali su questo tema: si spera che qualcosa, almeno da questa parte dell’Atlantico, cominci a cambiare.

Non ci sono scuse per nessuno, tutti dobbiamo darci da fare!

Le prossime due settimane ci diranno se COP24 sarà un successo o l’ennesima occasione mancata. Spero però che questo post possa contribuire a un dibattito di qualità e possa portarvi a riflettere per un attimo sul fatto che:

1) Non possiamo continuare ad emettere ogni giorno di più e bruciare combustibili fossili come se – letteralmente! – non ci fosse un domani,

2) Le scuse del tipo “eh ma allora la Cina! eh ma allora l’India!” reggono poco se vivete in Europa, e ancora di meno se vivete negli Stati Uniti. Tutti i paesi devono darsi da fare, nessuno escluso.

Abbiamo le risorse e soprattutto l’interesse a orientarci verso una crescita sostenibile, che riduca il nostro impatto ambientale salvaguardando il più possibile il nostro benessere. Diamoci da fare!

 

 

[1] Qui il testo dell’accordo: https://unfccc.int/sites/default/files/english_paris_agreement.pdf

[2] I dati sulle emissioni totali di gas serra sono disponibili qui:

https://data.worldbank.org/indicator/EN.ATM.GHGT.KT.CE?view=chart

Per chi avesse voglia, segnalo che la Banca Mondiale offre la possibilità di navigare tra molti interessanti grafici relativi al mondo intero o a singoli Stati.

4 pensieri su “COP24: verso un’azione concreta per la lotta al cambiamento climatico?

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