Cambiamento climatico, riscaldamento globale… che confusione!

Quando telegiornali e quotidiani parlano o scrivono di questioni legate anche solo tangenzialmente alla sostenibilità ambientale, come aperture o chiusure di fabbriche inquinanti, andamento delle bollette elettriche e così via, vengo generalmente assalita da prurito e convulsioni. Per qualche strano motivo (necessità di semplificare all’estremo? Tempi ristretti all’osso? Tendenza all’allarmismo sempre e comunque?) gli autori dei servizi o degli articoli fanno spesso un gran minestrone di concetti e problemi diversi tra loro. Questo non aiuta i cittadini a comprendere i fenomeni e le soluzioni proposte, oppure a stilare la propria scala di priorità.

Vorrei quindi cominciare a sbrogliare la matassa e a fornirvi qualche dato per capire meglio da dove arriva il cambiamento del clima di cui, giustamente, ci preoccupiamo.

Il clima è cambiato molte volte nella storia, perché adesso ce ne dovremmo preoccupare?

Come tutti probabilmente sappiamo, se non altro dalla visione della pietra miliare “L’era glaciale 2 – Il disgelo”, il clima sul nostro pianeta ha subito variazioni anche estreme nel corso del tempo, anche successivamente alla comparsa dell’uomo.

Il motivo per cui il cambiamento climatico balza oggi agli onori delle cronache è che, per la prima volta, ci troviamo davanti a un cambiamento indotto dalle attività di noi esseri umani. Il cambiamento del clima è inoltre di una portata senza precedenti guardando all’intera storia dell’uomo sulla terra.

Che cosa sta succedendo, in pratica?

Molte attività necessarie alla nostra vita quotidiana, in particolare l’uso massiccio di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas, causano il rilascio nell’atmosfera di “gas serra”, cioè gas che intrappolano una parte dell’energia che il sole irradia sulla terra nell’atmosfera, impedendo la dispersione di questa energia nello spazio. Per questo motivo, più è alta la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, più il pianeta si surriscalda, con effetti più o meno marcati in diverse aree geografiche [1]. La presenza di una certa quantità di gas serra nell’atmosfera è fondamentale per garantire che la terra abbia una temperatura tale da ospitare la nostra vita, ma una concentrazione troppo alta di gas serra causa un aumento della temperatura media del pianeta terra tale da crearci molti problemi (ne abbiamo già parlato qui).

Ma davvero abbiamo emesso troppi gas serra nell’atmosfera?

Purtroppo sì. Nella figura qui sotto, presa dal sito di EPA, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti [2], trovate a sinistra la concentrazione di CO2 (il gas serra più diffuso) nell’atmosfera negli ultimi ottocentomila anni, a destra una raffigurazione più dettagliata dell’andamento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera dal 1950 al 2015.

Figura_EPA_ita

Il grafico a sinistra ci mostra che effettivamente la concentrazione di gas serra nell’atmosfera è cambiata significativamente negli ultimi 800’000 anni, in un intervallo compreso tra 170 e 300 parti per milione. Il tratto quasi verticale che vedete alla fine del grafico a sinistra ci mostra invece l’aumento della concentrazione di CO2 avvenuto negli ultimi duemila anni, da circa 270 ppm (parti per milione) nell’anno 0, quello della nascita di Gesù per chi ci crede, a circa 400 ppm nell’anno 2015.

La figura a sinistra ci mostra quindi come oggi abbiamo raggiunto una concentrazione di gas serra nell’atmosfera che non è stata mai osservata negli ultimi ottocentomila anni.

La figura a destra ci mostra più nel dettaglio come la maggior parte dell’incremento nella concentrazione di gas serra, da circa 310 ppm a circa 400 ppm, si sia verificata dal 1950 ad oggi, con una tendenza ancora in ulteriore aumento.

Ma questo cambiamento del clima è davvero così abnorme?

Se la consapevolezza dell’impatto atteso dal riscaldamento globale non fosse sufficiente a farci preoccupare, ecco qualche altro riferimento che è utile tenere a mente.

Per una discreta parte degli ottocentomila anni rappresentati nella figura riportata sopra, la specie umana come noi la conosciamo non esisteva neppure sul pianeta, che era abitato dai nostri predecessori nella scala dell’evoluzione. L’uomo di Neanderthal, per esempio, sembra essersi estinto 35’000-40’000 anni fa: se collochiamo la sua estinzione nel grafico a sinistra, stiamo parlando degli ultimi pochi millimetri, già molto vicini all’anno zero!

Il funzionamento della nostra società moderna, quindi, sta causando un’alterazione della composizione dell’atmosfera che non ha precedenti nell’intera storia dell’uomo.

Prima dell’invenzione dell’agricoltura, circa 10’000 anni fa, sempre nella parte terminale del grafico a sinistra, la popolazione mondiale non raggiungeva il milione di individui. La popolazione mondiale è cresciuta fino a circa 170 milioni di individui intorno all’anno 0 e a circa 250 milioni di individui intorno all’anno 1000 [3]. Nel 2017 il numero di individui presenti sul pianeta supera i 7 miliardi.

Siamo tanti e ci piace vivere bene: dobbiamo avere cura della nostra casa!

E’ vero, il clima è stato diverso da ora nel corso della preistoria e della storia umana, ma se pensiamo che nel 2017 la popolazione mondiale superava i 7 miliardi di individui è evidente che, pur tenendo conto degli immensi miglioramenti delle tecnologie a nostra disposizione, ci sono maggiori necessità di spazio (suolo da abitare, terra da coltivare, …) e risorse (cibo, acqua, energia) per consentire una vita dignitosa a tutti, e anche maggiori aspettative di qualità della vita da parte di ciascuno dei più di 7 miliardi di abitanti del pianeta. Queste necessità e aspettative saranno sempre più difficili da soddisfare con ecosistemi portati al limite e conflitti tra persone e tra comunità per il controllo di risorse sempre più scarse.

Se non altro per un principio di prudenza, sarebbe opportuno evitare di infilarsi in un pasticcio che non conosciamo e che non possiamo risolvere in tempi brevi!

 

 

 

[1] Il legame tra gas serra e cambiamento climatico è discusso, per esempio, qui: “The science of climate change”, pagina 3, all’interno del libro: “The economics of climate change – The Stern Review”. Il libro si può scaricare gratuitamente qui:
http://webarchive.nationalarchives.gov.uk/20100407172811/http://www.hm-treasury.gov.uk/stern_review_report.htm. In alternativa, una spiegazione estremamente sintetica si trova a pagina 7 di Nicholas Stern: “Why are we waiting? The logic, urgency and promise of tackling climate change”, The MIT Press, 2014.

[2] La figura è pubblicata qui: https://www.epa.gov/climate-indicators/climate-change-indicators-atmospheric-concentrations-greenhouse-gases

[3] Fonte: Museo Americano di Storia Naturale, qui: https://www.youtube.com/watch?v=PUwmA3Q0_OE

9 pensieri su “Cambiamento climatico, riscaldamento globale… che confusione!

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  7. Giovanni vragnaz

    Grazie. Mi pare evidente che il problema dei problemi è l’aumento Abnorme della popolazione. DI CUI NESSUNO PARLA. PIÙ POLAZIONE PIÙ CONSUMATORI.
    Tutto il dibattito sulla sostenibilità vive sotto questo tabù. Capitalismo e religioni alleate. Più popolazione =più consumatori=più disparità =più domanda di promessa di aldilà.

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  8. Grazie Giovanni, è vero, la crescita della popolazione in particolare negli ultimi decenni sta aggravando i problemi ambientali e la loro gestione. In realtà di questo tema hanno scritto diversi esperti, anche italiani (ad esempio Peccei nelle “Cento pagine per l’avvenire”, pubblicato negli anni ’80, ma anche Mercalli ne ha parlato spesso in tempi recenti). Il problema è che la crescita demografica tende a rallentare quando viene raggiunto un certo grado di benessere… Ed evidentemente diversi paesi ancora non ci sono ancora arrivati. È piuttosto sconfortante. D’altra parte noi in Italia, con il nostro tasso di crescita negativo della popolazione, possiamo cominciare a ridurre il nostro impatto quotidiano, anche questo aiuta!

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